E se il bambino a due anni e mezzo non parla?! E’ normale?
Se il tuo bambino a due anni e mezzo non parla o parla male, è abbastanza normale.
L’ho scoperto in questi giorni, dopo essermi rivolta alla consulenza di una logopedista perché mia figlia di due anni e mezzo parla ma molto male, rendendo quasi incomprensibile ogni frase.
Come mamma, ho cercato un’aiuto in più dalla logopedista!
Mi sono rivolta ad un logopedista per chiarire i miei dubbi da madre: perché la mia bambina a due anni e mezzo – quasi tre – risulta abbastanza incomprensibile quando parla? E’ normale?
Dalla sua valutazione è emerso che si, è normale.
Mia figlia, in particolare, presenta processi di semplificazione del linguaggio: cancella la sillaba debole ( banana -> nana); tende a posteriorizzare i suoni utilizzando il fonema K ( dito -> kiko).
Riesce a formulare frasi di più elementi in maniera corretta ma, trasformando tutto in ” ki sedi ki vicino a me?” , diventa difficile da comprendere. Non per me, che sono la mamma e la capisco al volo, ma per i suoi coetanei.
Quando rivolgersi alla logopedista se il bambino non parla?
Non c’è un età precisa per rivolgersi al logopedista se il bambino non parla. Nel nostro caso, a 34 mesi, la logopedista ci ha dato numerosi consigli per aiutarla a sviluppare al meglio il linguaggio nei prossimi mesi. Perché prima dei tre anni e mezzo è difficile lavorare con sedute specifiche sui bambini.
Ci ha quindi fornito indicazioni sullo stile comunicativo più adatto con cui tutta la famiglia e le persone, che si relazionano con la bambina, dovrebbero rivolgersi a lei. Ecco i suoi consigli per noi!
Regole per stimolare il linguaggio a due anni e mezzo
Non chiedere MAI e non forzare assolutamente il bambino alla ripetizione delle parole corrette, per evitare l’effetto contrario a quello desiderato.
Bensì, fornire sempre il feedback uditivo corretto ripetendo ciò che ha appena detto senza intralciare il suo discorso.
Rivolgersi al bambino con frasi semplici, brevi e corrette. Verbalizzare sempre ciò che il bambino sta facendo o sta guardando e ciò che sta facendo anche l’adulto. Una sorta di ” bombardamento verbale”, senza chiedere mai di ripetere.
Perché i bambini apprendono su imitazione!
Nel gioco, è bene ricreare sequenze della routine quotidiana, creare situazioni in cui ci si deve imitare l’uno con l’altro, creare anche l’alternanza del turno. Mentre giochiamo, cerchiamo di stare sempre frontali e alla stessa altezza del bambino, in modo da guardarlo negli occhi.
Tutti i giochi quindi vanno bene! Anzi, più sono piacevoli e divertenti per i piccoli e meglio è!
Cantare filastrocche e canzoncine insieme chiedendo al bambino di completare la parola o la frase è un’ottima idea: all’inizio con l’ultima parola per arrivare piano piano ad aumentare tutta la frase.
Leggere, leggere tanto insieme racconti di situazioni e di routine quotidiane: meglio preferire libri più brevi, magari pop-up o tattili all’inizio per ricreare insieme una situazione di gioco per poi aumentare la lunghezza del racconto.
Possono aiutare molto i racconti di Spotty, per esempio!
E ricordiamoci sempre che i bambini, soprattutto quelli così piccoli che ancora non parlano, imparano su imitazione di noi adulti: ecco perché dobbiamo essere noi, i primi, a rivolgerci in modo facile e corretto nei loro confronti e a proporre loro giochi adatti all’età!