Il mio vbac ai tempi del Coronavirus: vi racconto la nascita di Niccolò!
26 Aprile 2020: alle 12:28 Niccolò è venuto al mondo, in questo strano e pazzo mondo, ancora fermo nella quarantena causata dal Coronavirus. Ha portato tanta luce, tanta speranza e tantissimo amore nella nostra famiglia!
Dopo un primo parto cesareo speravo davvero in un parto naturale e così è stato: un vbac (Vaginal Birth After Cesarean) davvero intenso che mai avrei immaginato potesse svolgersi così, con tutte le normative per il Covid-19.
Piccola premessa.
Con Cloe, dopo una gravidanza patologica a causa di un ritardo nella crescita negli ultimi due mesi, scelsi di fare un cesareo programmato. Avevo paura, ero molto stanca, non ero assolutamente pronta per affrontare un travaglio all’epoca. Vissi il parto di Cloe con estrema serenità, andò tutto liscio, la ripresa fu lenta ma non troppo e il dolore assolutamente gestibile. Però, avevo ben presente il primo giorno di letto forzato dopo l’intervento con catetere e flebo, la difficoltà di prendermi cura di lei da sola, la lenta ripresa della quotidianità.
La gravidanza di Niccolò è stata molto diversa e molto emozionante! L’ho vissuta senza ansie, godendomi ogni ecografia, ogni visita. Siamo andati in montagna fino all’ottavo mese, con la giacca da sci che non si chiudeva più! Ho seguito un corso di pilates fino a 3 giorni prima del parto! Mi sono informata quel tanto che basta per avere la consapevolezza che un parto naturale dopo un precedente cesareo era davvero possibile e consigliato. Mi sono fidata e affidata al mio istinto e al mio ginecologo.
E il mio vbac ai tempi del Coronavirus è stato pazzesco!
Ho iniziato ad avere contrazioni leggere e piccole perdite di sangue da giovedì 23 Aprile: quel giorno avevo comunque il primo monitoraggio in ospedale. Il collo dell’utero era morbido e dilatato di 1 cm ma le contrazioni ancora molto irregolari. Torniamo a casa!
Questa fase prodromica è durata per ben 3 giorni interi: le contrazioni si sono fatte sempre più lunghe, frequenti e intense. La notte tra venerdì e sabato ho dormito dentro la vasca da bagno: non riuscivo a stare seduta o distesa per il dolore, che riuscivo a controllare bene con la respirazione ma io volevo anche riposare!! Per fortuna, l’acqua calda mi ha aiutato a rilassarmi e a riuscire a dormire un pò. Sabato le contrazioni aumentavano ora dopo ora: io non volevo andare in ospedale troppo presto perché, a causa del Coronavirus, sarei rimasta da sola fino al parto. E non volevo nemmeno lasciare sola la mia prima figlia Cloe per troppo tempo! Insomma, paranoie a mille!
Alle 18:30 decidiamo però di partire per l’ospedale che dista circa 40km da casa e le contrazioni erano ormai ogni 4 minuti.
Tra tutto, vengo ricoverata alle 20 con travaglio attivo e dilatazione di 4 cm. Rimango sola in stanza, cammino, respiro dietro la mascherina e accolgo ogni contrazione. Riesco, nel silenzio, a gestire bene il travaglio. Mi attaccano al monitoraggio – e purtroppo, essendo un vbac, non me lo toglieranno più – ma posso stare in piedi, sulla fitball e fare i miei movimenti di bacino che avevo imparato al corso di pilates per la gravidanza. Alle 2 di notte mi visitano e mi dicono:” sei dilata di 7/8 cm, chiama tuo marito e digli di entrare, manca poco!”.
Io, incredula! Riuscivo ancora a ridere e a scherzare! Era davvero così un travaglio?!
Con mio marito mi rilasso molto, mangio qualcosina, recupero le forze e mi accorgo che le contrazioni si fanno meno intense e più distanziate. Riesco anche a rimanere distesa sul letto. Alle 6 cambio turno ostetrica, mi visita e mi comunica un triste verdetto: la dilatazione era solo di 5 cm, probabile che nella visita precedente si fossero sbagliati.
Sconforto totale. Io ero esausta, molto stanca perché non dormivo da due notti. Ho implorato il cesareo. Mentalmente, avevo mollato. Non ero più lì, non ero più concentrata.
La ginecologa di turno prende -finalmente!- in mano la situazione rompendomi il sacco e consigliandomi l’epidurale, prima di andare in sala operatoria per il cesareo. Accetto e rinasco.
L’epidurale fa immediatamente effetto, non sento più dolore e mi addormento. Dormo un paio d’ore e sorpresa! Dilatazione completa e questa volta è vero!! Senza fretta, Niccolò stava benissimo e le contrazioni erano riprese molto regolari ed intense anche se io non sentivo alcun fastidio, assecondo le spinte mettendomi in piedi, a carponi, accovacciata.
Alle 11.45 ci siamo, si va in sala parto! Grazie alla santa epidurale riesco a sentire benissimo le contrazioni e le spinte senza provare però dolore. Inizio a spingere forte, Niccolò spinge con me puntando i piedini sulle mie costole – questo si che fa male!- sento la sua testa scendere sempre più fuori e questo mi da la forza di non mollare e di rimanere concentrata.
12:28 di domenica 26 Aprile 2020, Niccolò nasce. La sensazione è pazzesca, immensa. Sono emozionata a mille, piango e rido, riempio di baci il nostro bambino appena nato. La mascherina l’avevo abbassata già da un pezzo, impossibile respirare bene con quella.
Mio marito è li, accanto a noi, mi bacia: mi aveva tenuto la mano e aveva creduto in me durante tutto il percorso. Ha potuto tagliare il cordone. Si è goduto anche lui la nascita di nostro figlio.
Il tempo di sistemarci – ho fatto tutto da sola, senza episiotomia, senza punti ne lesioni! – e possiamo tornare in camera.
A causa del Coronavirus noi mamme siamo sistemate in stanze singole, il papà può rimanere con noi per due ore dopo la nascita e tornare alle dimissioni.
Io questa volta sto benissimo, emozioni a mille, riesco a prendermi cura di Niccolò da sola fin da subito. Mi godo queste 48 ore ad altissimo contatto io e lui. Solo tanto silenzio e tranquillità.
Dopo tutto, qualche nota positiva questo maledetto Covid-19 l’ha portata!
Non avrei mai immaginato di partorire durante una pandemia, ne tanto meno durante una quarantena così stretta. Eppure è andata tutto bene, forse anche meglio di come avevo sognato durante i 9 mesi di gravidanza.